Filastrocca dei mesi

Trenta giorni ha novembre

con april, giugno e settembre

di ventotto ce n’è uno

 tutti gli altri ne han trentuno.

 

Era una questione di rima per la filastrocca? Tuttavia la filastrocca ha una datazione successiva al calendario.

In queste poche righe cercheremo di esprimere qualche considerazione per meglio comprendere.

Tutti i mesi dell’ anno hanno 30 o 31 giorni tranne febbraio, unico mese che fa eccezione e che è formato solo da 28 giorni, ogni 4 anni, negli anni bisestili, da 29 giorni. 

Come mai è l’unico mese che presenta queste caratteristiche?

Non sarebbe stato più semplice e di facile soluzione per tutti allungarlo a 30 giorni e così avere quasi tutti i mesi da 30 giorni? Poteva essere una questione di maggiore equità.

Il calendario che noi utilizziamo e conosciamo è quello che adottano la maggior parte dei paesi del mondo e si  basa sul calendario gregoriano, introdotto il 4 ottobre del 1582 da papa Gregorio XIII attraverso la bolla papale “Inter gravissimas” , promulgata a Villa Mondragone (Roma) e che da lui prende il nome.

Il calendario gregoriano deriva dal calendario solare ed è una modifica in parte del vecchio calendario giuliano promulgato da Giulio Cesare nel 46 a. c. e che a sua volta derivava dal calendario romano.

Il calendario romano

Il calendario romano era costituito da 10 mesi con 30 e 31 giorni ciascuno, Marzo era il primo mese e l’anno si chiudeva con Dicembre. In origine era un calendario lunare che aveva inizio con la luna piena di marzo, istituito secondo la tradizione da Romolo, fondatore di Roma nel 735 a.c.

In totale il calendario romano contava 304 giorni e ne restavano fuori 61 che corrispondevano ai giorni invernali a cui non era assegnato alcun mese. A dicembre si smetteva di contare i mesi per riprenderli a marzo. Questo perché i mesi invernali avevano poca importanza sia dal punto di vista bellico che agricolo.

I primi mesi erano dedicati alle principali divinità che facevano riferimento alle attività degli uomini : Martius a Marte dio della guerra,  Aprilis ad  Afrodite dea dell’amore, Maius a Maia dea della fertilità della terra, Iunius a Giunone madre della procreazione. Gli altri mesi invece prendevano il nome dalla posizione che ricoprivano sul calendario.

Mesi:

Martius (31 giorni)

Aprilis (30 giorni)

Maius (31 giorni)

Iunius (30 giorni)

Quintilis (31 giorni)

Sextilus (30 giorni)

September (30 giorni)

October ( 31 giorni)

November ( 30 giorni)

Dicember (31 giorni)

Numa Pompilio aggiunge al calendario gennaio e febbraio

Numa Pompilo, secondo dei sette re di Roma, nel 713 a.c. aggiunse i mesi gennaio e febbraio e quindi  51 giorni togliendo un giorno ai mesi che erano composti da 30 giorni, facendoli diventare di 29. Così a Gennaio vennero assegnati 29 giorni e a Febbraio 28.

I mesi avevano tutti numeri dispari tranne febbraio che ne contava 28. Poiché i numeri pari erano ritenuti sfortunati febbraio fu considerato il mese adatto alla purificazione e venne diviso in due parti: la prima parte finiva giorno 23 ed era considerata la fine dell’anno religioso, i restanti 5 giorni formavano la seconda parte.

Per mantenere il calendario allineato veniva inserito di tanto in tanto “un mese intercalare il mercedonio”, alla fine della prima parte di febbraio. La decisione di aggiungere questo mese spettava al pontefice massimo e in generale avveniva ad anni alterni.

Il Calendario giuliano

Il calendario venne riesaminato da Giulio Cesare quando divenne pontefice massimo nel 46 a.c.

Eliminò il mese mercedonio, portò la durata dell’anno a 365 giorni e introdusse l’anno bisestile.

Giulio Cesare infatti dopo un soggiorno in Egitto aveva compreso che era meglio basarsi sul ciclo solare invece di quello lunare.

Una leggenda narra che Guilio Cesare rinominò Quintilis in Iulius e poichè luglio aveva 31 giorni e Agosto 30 ne tolse uno a febbraio. Da allora febbraio ha 28 giorni.

 

Perché venne modificato il calendario di Giulio Cesare?

L’anno conta 12 mesi con durata diversa per un totale di 365 giorni, 366 quando l’anno è bisestile che avviene ogni 4 anni.  Secondo il calendario giuliano, sono bisestili gli anni in cui la numerazione è multipla di 4. L’anno giuliano medio era lungo 365 giorni e 6 ore, questa durata non corrisponde esattamente all’anno solare ricavato delle osservazioni astronomiche, questo è infatti più breve si 11 minuti e 14 secondi. Quindi il calendario giuliano accumulava un ritardo di un giorno ogni 128 anni rispetto al trascorrere delle stagioni.

Il  Concilio di Nicea, avvenuto nel 325 a.c., aveva stabilito la regola per il  calcolo della Pasqua.

 Nel 1582 si era ormai accumulato un ritardo di 10 giorni nella datazioni e la primavera non corrispondeva più con il 21 marzo ma con l’11 marzo e la Pasqua, che sarebbe dovuta cadere la prima domenica dopo il plenilunio di primavera, spesso cadeva nella data sbagliata.

Il papa  Gregorio Magno si rese conto che andando avanti così la Pasqua pian piano sarebbe stata celebrata in estate. Quindi decise che era giunto il momento di riformare il calendario.

Si stabilì dunque di riallineare l’inizio delle stagioni secondo il calendario che si aveva nel 325 in modo da  recuperare i giorni perduti e al fine di prevenire il ripetersi del problema di modificare la durata media dell’anno.

 

Per recuperare i giorni perduti si decise che il giorno successivo al 4 ottobre fosse il 15 ottobre.

L’inizio del calendario gregoriano riprende quello giuliano. L’ anno 1 è quello che comincia sette giorni dopo la data tradizionalmente presunta della nascita di Cristo.

 

Origine del termine Bisestile

Il termine bisestile, dal latino “bisextus”, significa “due volte sesto”, deriva dal calendario romano che contava due volte il sesto giorno prima delle calende di marzo, equivalente all’attuale 24 febbraio, allungando così di un giorno la durata dell’anno.

Le calende indicavano il primo giorno del mese, le none erano il quinto giorno e le idi il tredicesimo giorno. Le calende non corrispondevano sempre al novilunio, visto che ogni mese sarebbe dovuto durare 29,5 giorni. Da qui il motivo l’introduzione della parola “bisestile”.

Perché si dice che l’anno bisestile porti sfortuna?

Un detto recita “Anno bisesto, anno funesto”.  I primi a pensare che l’anno bisestile fosse un anno funesto furono gli antichi romani che diffusero questa credenza in tutte le zone dell’Impero.

Infatti per gli antichi romani febbraio era considerato un mese tetro e funesto, era il Mensis Feralis, ovvero il mese dedicato ai riti per coloro che erano morti e alle cerimonie di purificazione. Il 21 febbraio si celebravano, infatti, i Feralia con cerimonie pubbliche, offerte e sacrifici.

Per gli antichi, tutto ciò che era anomalo e non razionale, era da considerarsi di cattivo auspicio quindi anche un anno con un giorno in più era considerato diverso dal solito.

Nel XV secolo Michele Savonarola, medico e scienziato (e nonno del più famoso Giacomo Savonarola) sostenne che gli anni bisestili fossero portatori di sventura.

Nei territori che non risentirono dell’influenza romana, come i paesi anglosassoni, al contrario, si sostiene che l’anno bisestile sia un anno fortunato e propizio e  il 29 è considerato un ottimo giorno per cimentarsi in nuove imprese.

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